AVVISO AI NAVIGANTI

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sabato 31 gennaio 2009

POTEVA MANCARE???

E' arrivata
Finalmente anche noi ci allineiamo a tutte le altre fabbriche del gruppo e facciamo nostro   quel pezzo di mondo in crisi.
Ti poteva sembrare normale che eravamo gli unici che non risentissero di questo momento di crisi globale?
Va da sè che la cosa ormai è ciclica e non ci spaventa più di tanto(anche se stavolta.......)
Però si sta correndo ai ripari
Si è assistito a spostamenti di Capisquadra e a nuove nomine di CapiArea,nuovi tecnologi affiancheranno i primi mentre gli operai continueranno a fare cassa se le commesse diminuiranno e a guadagnare pagnotta per tutti se le cose(speriamo)dovessero andare bene.

Bella la maglia blu con la scritta IVECO del nuovo direttore
Per la serie Le Pasquinate

lunedì 26 gennaio 2009

RIFORMA DEL MODELLO CONTRATTUALE(AGGIUNGI POSTI A TAVOLA CHE ABBIAMO AMICI IN PIU'...)

Cisl e Uil hanno firmato l'accordo sulla riforma del modello contrattuale al tavolo di Palazzo Chigi. La Cgil dice no all'accordo. Abi e Ania non hanno aderito subito ma si preparano a sottoscrivere l'intesa nei prossimi giorni. E il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ha parlato di «accordo storico».
L'accordo quadro firmato giovedì prevede due grandi novi:
1) i contratti avranno durata triennale tanto per la parte economica che normativa;
2) scompare l'inflazione programmata che verrà sostituita dall'Ipca (indice dei prezzi al consumo armonizzato in ambito europeo per l'Italia), depurato dalla dinamica dei prezzi dei beni energetici importati. L'elaborazione della previsione sarà affidata ad un soggetto terzo.
L'accordo avrà un carattere sperimentale per la durata di quattro anni.

ED ECCOLA QUI' LA NOTIZIA DEL GIORNO.

 Ci si riempe la bocca di questo accordo lungimirante e in ogni caso "FAVOREVOLISSIMO"ai lavoratori a reddito fisso.
Come al solito "i rossi" non hanno firmato.....
Come al solito "i rossi" vogliono il referendum
Come al solito "i rossi"fanno storie.
Uff... sti comunisti!
Da Angeletti-Bonanni-Polverini una valanga di critiche a questo sindacato del "NO" a tutti i costi................................................................
Però nessuna risposta ad uno studio fatto che rilevava che applicando i parametri del nuovo contratto nel periodo 2004-2008 ogni lavoratore avrebbe PERSO circa 1350 Euro
mentre le imprese nello stesso periodo avrebbero avuto guadagni per circa 18 miliardi di euro.
AZZ....c'è qualcosa che non mi torna
Ma Sindacato e Confindustria una volta non sedevano di fronte?
Qualcuno mi dice che è vero:
"SEDEVANO SI'  DI FRONTE MA TUTTI E DUE DIETRO DI ME"

Pausa caffè e vado a fumare


Per la serie Le Pasquinate

sabato 10 gennaio 2009

GLI INCUBI PEGGIORI.......A VOLTE RITORNANO(15 ANNI FA-LA GRANDE CRISI-MA LA MUSICA E' CAMBIATA?)

Sono passati 15 anni eppure sembra ieri,tempi duri e lo spettro del licenziamento che pendeva sulla testa di ognuno di noi,eppure.........
Il momento era grave(così dicevano)eviterò commenti e considerazioni dando spazio solo a qualche articolo dell'epoca.

ACCADDE IN QUESTA SETTIMANA(QUINDICI ANNI FA)

 
                                               
GENNAIO 1994


La lunga e drammatica vertenza Fiat Iveco di Flumeri è giunta al capolinea nella maniera in cui speravano i sindacalisti e non certo nella direzione auspicata dai lavoratori. Settecentodue addetti comunque restano nel limbo e la rabbia dei cassa integrati non è sbollila 
L'accordo è stato raggiunto a Roma fra le parti e in buona sostanza lo possiamo riassumere così: l'azienda in alternativa alle procedure di mobilità inoltra la domanda di proroga della cassa integrazione straordinaria per dodici mesi per 702 lavoratori; l'Iveco riassorbirà progressivamente i cassintegrati cosidetti storici compatibilmente con le esigenze tecnico-operative; si farà ricorso alle uscite incentivate; le procedure per mobilità per quaran-tacinque addetti che abbiano maturato gli anni per la collocazione in pensione; inoltre il ministero ritenendo il piano approntato idoneo a fronteggiare le eccedente riconosce la sussistenza delle condizioni del-l'ex articolo 14 (in pratica il cosidetto decreto Giugni tanto osteggiato da lavoratori e sindacati); infine le parti valute-ranno la possibilità di aggiornamento professionale per i lavoratori sospesi e si rincontreranno entro settembre di quest'anno per una verifica dell'accordo.
Sin qui i punti essenziali del concordato al quale si è giunti dopo mesi di trattative e iniziative di lotta indette da operai, organizzazioni sindacali e istituzioni irpine. In concreto non si discosta dimolto dal piano approntato dal ministro Giugni e che già era stato bocciato in dicembre.
Impowisamente è diventato il migliore accordo possibile perché avrebbe evitato il licenziamento in massa.
Per il sindacato è una vittoria, per i cassintegrati che fanno capo alla tenda della solidarietà è invece una sconfitta e si appellano alla magistratura Vogliono capire come è stata condotta la vertenza dai rappresentanti sindacali territoriali e perché all'interno della trattativa Iveco si sono usate due diverse valutazoni e quindi si è giunti a diverse soluzioni.
Per il settore camion infatti sono stati applicati i contratti di solidarietà; per il settore autobus invece no.
Eppure i cassaintegrati avevano chiesto con forza ai loro rappresentanti, che a dire il vero pare non siano più considerati tali, di non firmare accordi in cui non si parlava di contratti di solidarietà e cassa integrazione a rotazione. Richiesta giusta perché non pare ortodosso che gli amici  del padrone lavorino sempre e i « nemici » continuino a vìvere con un milione al mese. Una cifra che non consente di vivere dignitosamente; soprattutto a distanza di tre anni dì cassa integrazione che ha tolto loro qualcosa come trenta milioni. E' stato un accordo capestro e lo diciamo senza tema di smentita.
Ai sindacalisti irpini probabilmente interessava più difendere il posto di lavoro di propri tesserati che il lavoro inteso in senso lato. Ma questa è stata'una scelta operata già nel lontano 1978 quando si volle insediare la Fiat in una zona prevalentemente agricola e che avrebbe dato maggiori frutti se aiutata in tal senso. Ed ora non resta che un miracolo.
Rodolfo Picariello
era il periodo che Valle Ufita faceva notizia:era la fabbrica più grande della Provincia di Avellino

Lotta senza esclusione di colpi..........

Tutti buoni tutti santi.......
Signore è stata una svista,abbi un occhio di riguardo per il tuo chitarrista(IVAN GRAZIANI)
Pace fatta ma......i cattivi??


Dimmi dimmi mio Signore dimmi che tornerà......(PIERANGELO BERTOLI)
Per la serie Le Pasquinate......
questa dura più puntate








Roma, accordo capestro Fiat-Valle Ufita
Sindacati esultano
Coordinamento"Tenda"scalpita
        

martedì 6 gennaio 2009

ANCORA SUL DD....MOTIVATI CHE TI PASSA....

LA PRESTAZIONE LAVORATIVA
di Giuliano Nicolini
Il risultato e la performance di un’azienda dipendono in maniera determinante dal livello di prestazione delle persone che in essa lavorano.
Il livello di una prestazione di lavoro dipende da un mix di numerosi fattori che sintetizzeremo, per brevità, in tre grandi voci: le competenze del personale, le sue motivazioni e le risorse che ha a disposizione.
La qualità di una prestazione lavorativa dipende infatti dalla competenza della persona rispetto al compito che è chiamata a svolgere, dalla motivazione a raggiungere l’obiettivo e, infine, dalle risorse tecnologiche, finanziarie, informative e umane che l’organizzazione gli mette a disposizione per lo svolgimento di quel compito.
Molteplici possono essere quindi le possibili cause di un insoddisfacente livello di prestazioni del personale.
Ad esempio il personale può essere competente ed avere una motivazione adeguata ma non avere le risorse necessarie (tempo, mezzi, strumenti, denaro). Oppure: il personale è competente ed ha risorse adeguate, ma non è sufficientemente motivato. O ancora, il personale è motivato, ha le risorse, ma non le competenze.
In ogni caso la prestazione finale è inadeguata, e l’azienda deve intervenire.
Obiettivo fondamentale per qualunque impresa è quindi arrivare al costante miglioramento della prestazione di lavoro, agendo sui tre fronti delle competenze, della motivazione e delle risorse attribuite al personale, nella consapevolezza che non esistono scorciatoie né meccanismi semplici da attivare.
In questo articolo ci soffermeremo in particolare sul tema della motivazione, in quanto spesso alla insufficiente motivazione del personale molte imprese non sanno come porre rimedio.
I sintomi di scarsa motivazione del personale possono essere molteplici. Normalmente si può ipotizzare una scarsa motivazione del personale quando questo si mostra incapace di assumersi responsabilità, o resiste a mettere in discussione routines professionali. 
Innanzitutto occorre rendersi conto che dalle organizzazioni dipende buona parte della responsabilità della motivazione di un individuo.
Spesso capita che una persona motivata e dotata di un buon grado di autostima personale, entri in un’organizzazione e vada incontro a un depotenziamento, a un calo di produttività, proprio a causa di fattori riconducibili all’organizzazione. È dimostrato che difficoltà nella vita organizzativa si traducono in prestazioni inadeguate.
In situazione di diffusa bassa motivazione del personale occorre analizzare con attenzione il contesto di lavoro in cui questo è inserito e le relazioni sociali e affettive tipiche di tale ambito.  L’attenzione alle motivazioni al lavoro rischia di essere fuorviante se è disgiunta da una valutazione analitica dei fattori organizzativi. Infatti il calo di tensione degli operatori appare quasi sempre intrecciato con le caratteristiche del contesto in cui lavorano.
Occorre quindi considerare quali sono i fattori del contesto lavorativo che possono avere un importante effetto sui livelli di motivazione. Innanzitutto va considerato il livello di abilità posseduta rispetto al compito: un livello inadeguato di abilità può indurre frustrazione e scoraggiamento.
Viceversa un livello sovradimensionato può indurre distacco e disaffezione. Altro elemento importante è la modalità di organizzazione delle attività: organizzazioni lacunose, errate o eccessivamente burocratiche influenzano in modo diretto lo stato d’animo dell’operatore, ed il suo rapporto col compito da svolgere.
Il tipo di leadership presente nell’organizzazione è un ulteriore elemento di contesto da considerare. È risaputo quanto la prestazione lavorativa sia condizionata dallo stile di direzione presente in azienda (o nei singoli settori). Capi paternalisti o autoritari, burocratici o lassisti oppure partecipativi determinano grande influenza sulla prestazione dei subordinati, incidendo sul loro approccio al lavoro e sui loro livelli di applicazione al compito.
Altre condizioni importanti sono quelle relative al clima delle relazioni sul luogo di lavoro, che si traducono in un determinato tipo di supporto e collaborazione ricevuta. Infine va considerato il contesto culturale dell’organizzazione: azienda piccola o grande, nuova o vecchia, urbana o rurale, dinamica o conservatrice, a cultura tecnica o a cultura commerciale, etc.
Sulla base della combinazione di tutti i fattori sopra citati i soggetti elaborano delle aspettative sui risultati della propria attività, ed effettuano variazioni preferenziali su di essi.
Per capire compiutamente quale è la situazione motivazionale dell’individuo occorre considerare le domande che l’individuo pone a  se stesso: Che cosa voglio ricavare dal mio lavoro? Quali risultati hanno una attrattiva per me? Ciò che faccio serve effettivamente per ottenere quel che desidero? È l’unico mezzo per ottenere i miei scopi? Se mi impegno nella prestazione che probabilità ho di ottenere il risultato atteso?
Il tipo di risposta che ogni persona dà a queste (e a simili) domande, influenza il livello di impegno e sforzo del lavoratore sul lavoro e quindi il livello delle sue prestazioni.
Il miglioramento delle prestazioni del personale passa attraverso la comprensione di quale è il valore attribuito dal soggetto alle ricompense del lavoro previste per la prestazione che gli è richiesta. Occorre considerare poi quanto l’individuo si aspetta che ci sia un legame positivo fra sforzo e risultato. Infine, ma non ultimo, occorre verificare la percezione del soggetto circa l’equità dei risultati ottenuti.
Molto spesso infatti il comportamento di un individuo si basa su percezioni soggettive di equità. Quando l’individuo percepisce che non esiste un trattamento privilegiato, una discriminazione di natura personale, egli sarà “più motivato” alla prestazione lavorativa. Una tipica valutazione di equità riguarda il rapporto tra l’impegno profuso, le energie, il tempo dedicati e la gratificazione organizzativa. L’individuo si chiede se quello che riceve è di più o meno di quanto non gli spetti. Un’altra valutazione riguarda, invece, l’equità del rapporto misurata sugli altri, comparando la situazione propria a quella altrui. Se la situazione è valutata come equa, è probabile che l’individuo mantenga il proprio comportamento organizzativo. Se la situazione non è percepita come  equa, allora forte è il pericolo di riduzione di impegno, o di richiesta di un aumento salariale, o di riduzione della considerazione che si ha di se stessi o, infine, di uscita dall’organizzazione.
Di fronte a queste situazioni, l’azienda deve capire se  il problema è di natura percettiva o meno. Se l’impresa funziona bene ma non tutti hanno chiari i sistemi di equità interna, allora il management deve sviluppare un’informativa maggiore, più chiara e trasparente, maggiormente efficace, più veloce e diffusa in tutta l’organizzazione. Lo scopo è quello di spiegare il perché delle differenze di trattamento. Se, invece, il management rileva la presenza di oggettive condizioni di iniquità organizzativa, occorre approntare immediatamente le risoluzioni adeguate, come, per esempio, il cambiamento del sistema premiante. Infine occorre considerare il confronto organizzativo: le persone non lo attuano solo all’interno della specifica organizzazione ma anche rispetto ad altre organizzazioni o all’area professionale di appartenenza. Per il manager, quindi, è necessario venire a conoscenza del trattamento retributivo, per esempio, di quella particolare figura professionale o posizione all’esterno della propria organizzazione, sul mercato del lavoro. A tale scopo possono servire gli strumenti come la valutazione delle posizioni o le indagini retributive.
Un ulteriore aspetto di fondamentale importanza per il miglioramento della prestazione lavorativa è quello legato alla valutazione della prestazione stessa. I sistemi di valutazione delle prestazioni devono considerare non solo i risultati della prestazione (il “cosa”), ma anche i comportamenti organizzativi (ossia il “come”).
In particolare, con riferimento al “come”, sono rilevanti i cosiddetti comportamenti di “cittadinanza organizzativa” – quali, per esempio l’altruismo, la coscienziosità, la cortesia, la virtù civica organizzativa – cioè quei comportamenti organizzativi non espressamente richiesti dal ruolo formale ma che, se presenti, risultano funzionali alla positiva realizzazione dei compiti. Essi, oltretutto, costituiscono un forte indicatore del grado di soddisfazione del lavoro, di motivazione dell’individuo al lavoro e all’organizzazione. Tali comportamenti possono essere rilevati direttamente attraverso analisi di clima, o indirettamente valutando, per esempio, il turnover, l’assenteismo o la produttività.
Una persona motivata al lavoro e all’organizzazione avrà un basso tasso di assenteismo sul posto di lavoro e, verosimilmente, avrà una produttività medio-alta. Il management, quindi, deve capire che una prestazione si poggia sull’armonico equilibrio di queste variabili che vanno costantemente monitorate e gestite per avere prestazioni soddisfacenti.

Che bello due amici una chitarra e lo spinello,e una ragazza giusta che ci stà
e tutto il resto che importanza ha?........
E questa amici miei è una storia disonesta e puoi cambiarci i personaggi ma
quanta politica ci puoi trovar.
(Stefano Rosso-Una Storia Disonesta)

Per La Serie le Pasquinate......Aspettiamo e vediamo che ci porta la Befana

sabato 3 gennaio 2009

DOUBLE DIGIT?!?!?!

Per la fine dell'anno scorso,il MegaDirettoreGalattico della nostra azienda ha ritenuto opportuno coinvolgere "le maestranze tutte"(ma che bella frase) in una giornata di coinvolgimento emotivo-lavorativo che spronasse i lavoratori a.......dare di più
(e pensare che sarebbe bastato mettere un po di musica in fabbrica e far andare quella canzoncina di Raf-Tozzi-Morandi)
Insomma motivare il lavoratore!
I relatori o intrattenitori forse erano psicologi forse no sta di fatto che questa motivazione aveva lo scopo di....andare alla frase citata nel titolo:DD=DoubleDigit.
Ma che significa sta frase?
Con un giro di parole lungo-lungo si è arrivati al succo:
aumentare i profitti-e cioè arrivare ad un utile che ci porti stabilmente sopra le due cifre di percentuale operativa altrimenti non siamo competitivi;detto ancora più terra terra
Profitti sopra il 10%(doppia Cifra....appunto!)altrimenti
I relatori-intrattenitori non potevano capacitrsi di avere a che fare con una realtà così altamente AUTOMOTIVATA e cosi altamente VESSATA.
Tra quello dovevano dire e quello che sentivano c'era una quasi sintonia
Tra quello che la dirigenza doveva applicare e quello che applicava c'era una voragine!

MOTIVIAMO IL LAVORATORE!
Come si motiva un lavoratore,per far si che sia contento del suo lavoro,del suo ambiente di lavoro e di tutto ciò che quotidianamente lo circonda?

IO CI PROVO!(Con l'aiuto di Piero Tucci* che dice....)

Un gruppo di persone con un elevato grado di interdipendenza, che collaborano per il raggiungimento di un obiettivo comune o per l’esecuzione di un compito
Come si motiva una squadra
Coinvolgimento di tutti i componenti del team di lavoro (consapevolezza del perché abbiamo bisogno di "stare insieme"). Corretta informazione (sugli scopi e sulle attese)Condivisione del successo.
Come formare una squadra

                             Clima favorevole
                             Obiettivi precisi
                         Ruoli chiari e definiti
Per creare partecipazione attiva sono necessari:

Clima favorevole
È presente in un ambiente in cui:
ci sia rispetto per le persone e per il loro lavoro il coordinatore riesca ad attribuire il giusto valore ai suoi collaboratori, garantendo rapporti basati non solo sulle
competenze tecniche ma, anche e soprattutto,
 sull’attenzione prestata ai bisogni professionali e personali.

Analizzando bene questa prima parte vorrei sapere quanti si ritrovano nelle condizioni sopra elencate

Per le serie le Pasquinate.......

ci risentiamo alla prossima puntata


*

Piero Tucci

Laureato con lode in Giurisprudenza nel 1972 ha conseguito un master in Human Resources Management presso il General Motors Institute Flint Intl. Michigan.
Dal 1972 al 1976 è Assistente al Direttore Risorse Umane per le aree Formazione e Sviluppo nella Colgate Palmolive. Successivamente passa alla General Motors Italia come Responsabile Relazioni Industriali e come Direttore del Personale e Responsabile progetto sviluppo quadri Opel per l’Europa.
Dal 1981 al 1983 è Direttore del Personale Italia per la Playtex e fino al 1985 Direttore per lo sviluppo delle Risorse Umane a livello europeo.
Oggi è Presidente della società M&D, attiva nel campo della formazione manageriale. Dal 1993 si segnala l’attività svolta nel campo della formazione esperienziale attraverso la metodologia “OUTDOOR”, con particolare riferimento al gioco di squadra ed al team building.

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Squadra

QUANTE SPERANZE.......

DIECIMILAAAAA!!!!!!!